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venerdì 22 novembre 2013

NUOVI STADI? SOLO SPECULAZIONE E CEMENTO


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Negli ultimi due giorni si sono susseguite una serie di annunci e notizie, che apparentemente sembrano buone, ma nascondono ancora una volta regalie e concessioni agli amici furbetti del governo delle larghe intese: le lobby del cemento. Il Governo ha difatti annunciato che depositerà al Senato un emendamento alla legge di stabilità, per inserirvi il contenuto della cd. legge stadi. La situazione dei nostri impianti sportivi è problema noto, ci ritroviamo degli impianti fatiscenti ed obsoleti, privi del rispetto delle normative sulla sicurezza e pieni di barriere architettoniche. Non solo: siamo tra gli ultimi in Europa per la qualità dei servizi offerti allo stadio, anche in termini di fruibilità, visto che la maggior parte delle nostre strutture possiede ancora le barriere tra gli spalti ed il campo, l'assenza di aree destinate allo sport di base. Infine l'annoso problema degli stadi di proprietà: le società più blasonate non hanno uno stadio proprio, eccetto la Juventus, il che porta ad un calo di competitività del nostro campionato italiano, sottraendo quindi potenziali campioni e capitali, che preferiscono giocare in campionati stranieri, con conseguente perdita di prestigio per il nostro Paese.
In tutto questo scenario, Letta ha deciso di intervenire, ma ovviamente da lui, da questo governo, non ci si poteva aspettare una soluzione seria e programmata. L'emendamento che il governo si prepara a presentare è difatti l'ennesima deregulation urbanistica, che permetterà a chi vuole costruire un impianto sportivo di costruire palazzi, centri commerciali, alberghi, interi quartieri a "compensazione" dell'investimento sullo stadio, anche in terreno non edificabile. Tutto questo si desume non solo dalla bozza che gira sui media, che parla di stanziamenti di fondi per "uno o più impianti sportivi nonché insediamenti edilizi o interventi urbanistici di qualunque ambito o destinazione, anche non contigui agli impianti sportivi, che risultano funzionali al raggiungimento del complessivo equilibrio economico-finanziario dell'intervento e concorrenti alla valorizzazione in termini sociali, occupazionali ed economici del territorio di riferimento", ma anche al carattere di emergenza che viene dato a questo tipo di interventi, che permetteranno di bypassare vincoli urbanistici e appalti pubblici. Eppure abbiamo già vissuto circa 25 anni fa lo stesso problema.
Forse qualcuno non ricorda, ma è meglio rinfrescare la memoria. Per i mondiali di calcio di Italia '90, il sempre presente, oggi senatore, Franco Carraro nominò Luca Cordero di Montezemolo a capo del Comitato Organizzatore. Circa 1200 miliardi di lire di spesa per costruire stadi come il Delle Alpi di Torino o il San Nicola di Bari, costati uno sproposito. Il Delle Alpi è durato circa 16 anni, visto che la Juventus ha acquisito l'area (regalata dalle giunte di centrosinistra di Torino) per costruire il suo stadio di proprietà, molto all'avanguardia in Italia e vicino ai più moderni stadi europei, mentre il San Nicola, progettato da Renzo Piano, necessita di manutenzione continua. Ma non solo: gli ammodernamenti ed ampliamenti di stadi quali il Sant'Elia di Cagliari ed il San Paolo di Napoli (solo per citarne alcuni) sono stati più dannosi che altro: i due impianti si portano dietro gravi carenze e problemi strutturali ancora oggi! Per non parlare delle cattedrali nel deserto delle opere annesse, come l'Air Terminal di Ostiense (oggi abbattuto), la stazione di Farneto (usata solo per i mondiali) o i ponti in ferro di Fuorigrotta, recentemente abbattuti perché inadatti.
Un cambio di mentalità e di visione strategica a lungo termine non interessa alle larghe intese. Forse perché i loro amici non possono spartirsi la torta. Eppure noi vi proponiamo l'alternativa. Il privato che vuole farsi lo stadio deve semplicemente riqualificare aree dismesse o impianti obsoleti, non deve consumare suolo vergine e non deve costruire nessuna opera che non rientri nel contesto urbanistico dell'area interessata e che non sia funzionale all'impianto stesso.
Gli Enti locali devono ottenere il massimo ritorno dall'eventuale cessione del diritto di superficie o dalla vendita dell'area, stringere accordi con il privato per la fruibilità pubblica degli stadi, ma soprattutto puntare ad investire non solo sul calcio, ma su tutto lo sport di base. Non ci servono solo stadi, ma palazzetti dello sport, impianti di quartiere polifunzionali, palestre per le scuole. Tutto questo è oggi assente, oppure, dove presente, sono insicuri ed inadatti, cadono a pezzi. Eppure, a fronte di costi simili a quelli dei grandi impianti, i cittadini possono guadagnarne in termini di benessere sociale ed integrazione, visto che lo sport è welfare e non una mera attività affaristica per i soliti noti!