Questo Blog vuol essere una raccolta di aiuto a chi vuol seguire i nostri eletti in Parlamento più agevolmente, senza dover per forza seguire i singoli Portavoce di Senato e Camera dei Deputati attraverso i vari mezzi di diffusione quali YouTube, GooglePlus (G+), Twitter, Facebook, Blog.....
Oggi è un lunedì triste. Mentre Emilia e Liguria piangono, ci rendiamo sempre più conto che le istituzioni locali non riescono a garantire una concreta gestione del territorio; e la classe politica nazionale, chiusa nei palazzi del potere, è lontana dai bisogni reali, impegnata solo a far quadrare astrusi conti come richiesto dai potentati europei.
L'Emilia in poco più di un anno e mezzo ha subito terremoto, trombe d'aria e ora l'alluvione, dovuto ad un'anomala rottura degli argini del fiume Secchia, ed è dal maggio 2012 che sta lottando affinché il Governo si occupi seriamente della ricostruzione post-sisma.
Siamo bravissimi nei primi soccorsi, protezione civile, vigili del fuoco e tutte le forze dell'ordine lavorano egregiamente in questi frangenti, ma non basta più a rassicurarci, non possiamo ridurci alla politica delle emergenze. Mettere in sicurezza preventiva il territorio significa secondo gli esperti del settore risparmiare dalle 5 alle 7 volte il denaro pubblico speso per l'intervento a emergenza avvenuta, e soprattutto dare certezze maggiori a chi vive e fa impresa in questi territori e quindi creare i presupposti per creare economia più stabile.
L'Italia, lo sappiamo bene, è tutta a rischio sismico e idrogeologico ma ciò non ci esenta dalla responsabilità di investire energie e risorse per evitare tragedie, per quanto umanamente possibile. Già a giugno scorso, il Movimento 5 Stelle aveva presentato una mozione, approvata a larga maggioranza, per impegnare il Governo ad interventi urgenti per il dissesto idrogeologico. Questo atto non può rimanere disatteso.
E' vero, la legge di stabilità ha stanziato dei fondi, ma sono sempre briciole se pensiamo che nel 2012 furono stimate in circa 40 miliardi le risorse per mettere in sicurezza il nostro Paese solo dal punto di vista idrogeologico. Potrebbero sembrare investimenti imponenti per le nostre tasche ma sarebbero assai più produttive delle centinaia di grandi opere inutili in programmazione che per la maggior parte sono costituite da strade e autostrade.
Gli investimenti in edilizia pubblica per la messa in sicurezza del territorio sono invece opere che potrebbero portare veri benefici non solo dal punto di vista ambientale ma anche alla nostra economia in crisi. Tra l'altro in Italia paghiamo quasi 44 miliardi di euro all'anno di tasse ambientali ma solo l'1% è destinato alla messa in sicurezza del territorio.
Tutto ciò significherebbe finalmente per il nostro Paese uscire fuori dalla politica delle emergenze e volare alto. L'Emilia è pronta per questa scommessa e aspetta solo un segnale da parte del Governo ad esempio con una fiscalità di vantaggio nelle zone terremotate emiliane. Tra l'altro considerato il recente innalzamento generale delle tasse e balzelli tra caselli autostradali, benzina, servizi postali, tpl, tares, crediamo sia d'obbligo trovare ulteriori fondi da restituire ai servizi dei cittadini.
Oggi a "l'Arena" avrei voluto dire molto di più, ma il poco tempo e le interruzioni continue non ti permettono mai di essere preciso. In questa tabella trovate tutti i dati che i giornalisti si sono dimenticati di comunicare ai Cittadini.
I numeri parlano chiaro, vinciamo noi!
Passaparola!
PS. La lista Megafono Crocetta non ha indagati, per un caso di omonimia ho confuso Nino Oddo con Camillo Oddo.
Stasera sono stato ad Aversa, nel bel mezzo della Terra dei Fuochi. Un evento stupendo organizzato dal Meetup locale. Io e Salvatore Micillo (nostro Deputato alla Commissione Giustizia, da sempre in prima fila per le battaglie ambientali del territorio) abbiamo ricordato ai cittadini Campani che la partita per salvare la nostra terra si sta giocando in questi giorni. E non bisogna abbassare la guardia.
Mentre Renzi, Berlusconi, Letta e Alfano tramano per capire quale sistema elettorale li può favorire alle prossime elezioni, la Camera sta approvando il Decreto "Terra dei Fuochi", un testo vuoto che rischia di diventare un enorme spot elettorale per rifare la verginità politica alla De Girolamo. A proposito: per me chi gioca con la sanità, gioca con la vita delle persone. "Nunzia" se ne deve andare il prima possibile a casa. Al di là delle inchieste. Si dimetta prima della nostra sfiducia in aula.
Durante la serata ho spiegato come il genocidio campano sia stato volutamente ignorato dalle istituzioni nazionali per 20 anni. Non ci sono alibi. POTEVANO FARE E NON HANNO VOLUTO. È emblematica la storia da parlamentare di Salvatore Micillo, che in 10 mesi ha fatto più di tutti i "dinosauri" che arredano Montecitorio da 20 anni.
Nei primi giorni della nostra elezione, ognuno di noi scelse la propria commissione. Salvatore andò alla Commissione Giustizia. "Voglio lavorare sui reati ambientali" - mi disse. La sua storia lo precede: viene da Giugliano, ha vissuto vicino ai 300 campi di calcio ricoperti di ecoballe. La famigerata "Taverna del Re", regalo del Pd e del Pdl ai campani. E non si è mai sottratto all'attivismo per difendere la sua terra.
Pochi giorni dopo ci perdemmo di vista. Io fui eletto vice presidente, iniziarono i due mesi più intensi della mia vita. Ognuno iniziava a seguire il proprio settore a testa bassa.
Incontravo ogni tanto Salvatore in aula e ci tenevamo aggiornati. Solo un mese dopo mi chiede di firmare la sua proposta di legge per portare i reati ambientali nel codice penale ed inasprire fortemente le pene: "ti giuro che se ottengo questa legge, posso anche tornarmene a casa" - era carico ed entusiasta e voleva lavorare solo a quello.
Dopo qualche mese gli ho chiesto a che punto fosse la legge su cui stava lavorando: "Luigi sto facendo lo stalker, ogni seduta chiedo al presidente di commissione di accelerare la discussione, ce la possiamo fare".
Tre settimane fa mi ha raggiunto in aula un pomeriggio e mi ha detto: "è fatta, la legge è stata approvata all'unanimità in commissione. A gennaio arriva in calendario dei lavori della Camera per l'approvazione".
Stasera Salvatore davanti a trecento campani ha annunciato che domani a Montecitorio inizierà la discussione della sua legge sui reati ambientali.
Immaginate: 92 MINUTI DI APPLAUSI! A me batteva il cuore.
Questa storia la racconto sempre. Perché in questo esempio c'è la storia dell'Italia: quando non si vogliono fare le cose si inventano scuse (regolamenti parlamentari, costituzione obsoleta, etc.). Quando invece si vuole, le leggi si fanno in un attimo. E viene da chiedersi perché non si è agito in 20 anni.
NOI SIAMO QUELLI CHE VOGLIONO FARE LE COSE, se ancora non si fosse capito.
Quando ho accettato di prendere parte all’incontro che si è tenuto stasera presso la sala convegni “V. Caianiello” di Aversa, l’ho fatto con il consueto spirito che mi ha sempre spinto ad andare tra la gente per raccontare e condividere le esperienze e le battaglie nelle quali mi sono immerso da attivista ieri e da parlamentare oggi.
In compagnia di attivisti, amici, familiari e tantissimi cittadini che hanno riempito la sala in ogni ordine di posto abbiamo avuto la possibilità di raccontare il nostro percorso parlamentare riguardante la battaglia per la modifica del Decreto Legge 136/2013 sulle emergenze ambientali, nella parte riguardante la cosidetta Terra dei fuochi, e l’impegno sulla proposta di legge a mia firma sull’introduzione nel codice penale di un nuovo titolo riguardante i delitti contro l’ambiente. Proposta che dopo il parere favorevole delle commisioni parlamentari, proprio domani mattina sarà discussa in aula alla Camera.
Abbiamo avuto la possibilità di ascoltare gli interventi di notevole spessore tecnico-scientifico proposti dal moderatore, dottor Michele Gallo, e dello storico dottor Antonio Marfella ai quali va il mio e il nostro grande ringraziamento per la puntualità e la qualità delle informazioni che siamo abituati ormai a ricevere ogni qualvolta prendiamo parte ad incontri come quello di oggi.
Un grande grazie va poi agli splendidi ragazzi del meetup di Aversa per l’organizzazione e la gestione dell’evento che si è rivelato l’ennesimo esempio di come sia in realtà molto semplice fare politica nel vero senso che questa parola rappresenta, e cioè andando tra la gente e dialogando con essa, e non annunciando per televisione che bisogna recuperare il contatto con gli elettori.
Grazie agli ospiti e ai relatori che con le loro testimonianze e il racconto delle loro esperienze sul territorio hanno arricchito ulteriormente di contenuti la magnifica serata.
Una serata che per il tema e per le esperienze messe in condivisione ha rappresentato il degno omaggio a un autentico combattente della nostra terra. L’ennesima vittima innocente del terribile avvelenamento del cosiddetto “Triangolo della morte” che proprio stamattina si è dovuto arrendere ai colpi mortali di ben due tumori.
"Nella relazione al decreto porcata di FINTA abolizione dei finanziamenti ai partiti (in realtà aumenteranno) si legge questo:
"...Il decrero legge non persegue unicamente l'obiettivo di contenere i costi dell'attività politica, ma anche quello di contribuire a ricondurre i partiti alla loro ragion d'essere: un veico di articolazione, aggregazione e rappresentanza di interesse e non UN MEZZO, TALVOLTA IRRESPONSABILE, DI OCCUPAZIONE DI SPAZI PUBBLICI E PRIVATI. L'obiettivo di fondo è quello di rinsaldare il rapporto che lega i partiti al corpo elettorale...."
Queste parole non le scrive Beppe Grillo o il Movimento 5 stelle, non le scrive un populista, le scrive il governo ammettendo con chiarezza cosa sono diventati i partiti: MEZZI DI OCCUPAZIONE IRRESPONSABILE DI SPAZI PUBBLICI E PRIVATI
Whistleblowing: dal M5S la prima proposta di legge italiana
Non solo proteggere, ma addirittura incentivare chi denuncia i reati a danno dello Stato per abbattere corruzione e stimolare la trasparenza. È questo il nocciolo della prima proposta di legge italiana sulwhistleblowing che sarà presentata domani alle 11:00 nella Sala delle Colonne di Palazzo Marini a Roma.
La proposta (qui il testo), messa a punto dalla collega Francesca Businarolo, è una rarità nel panorama italiano sia per i contenuti che perché nata come iniziativa parlamentare
Domani è un gran giorno, verrà presentata la proposta di legge alla Camera e si discuterà di uno strumento che potrebbe cambiare radicalmente il nostro Paese.
Il nocciolo della proposta, redatta con il sostegno di Transparency International Italia, riprende i punti fondamentali della legislazione dei paesi anglosassoni come il Whistleblower Protection Act statunitense e il Whistleblowers’ Charter alla base del Public Interest Disclosure Act britannico, integrandoli con il nostro codice Penale. Il problema più rilevante in Italia è che non esiste alcun incentivo e alcuna tutela per chi denuncia un illecito. Gli attuali obblighi di segnalazione di reati esistenti non si rivelano sempre efficaci nell’incentivare segnalazioni di reati e non vengono perseguiti né sanzionati nella prassi. Se non viene denunciato un reato, questo non viene scoperto: di conseguenza non ne è perseguito né l’autore, né a maggior ragione il mancato segnalante.
1) Il whistleblower è quel soggetto che, solitamente nel corso della propria attività lavorativa, scopre e denuncia fatti che causano o sono in grado di causare danno all’ente pubblico o privato in cui lavora o ai soggetti che con questo si relazionano (azionisti, pazienti, consumatori, cittadini).
2) Uno dei maggiori punti di debolezza di chi commette illeciti penali, come la frode fiscale e la corruzione, è che spesso è necessario il coinvolgimento (anche involontario) di più persone. In questo senso, il whistleblowing rappresenta lo strumento meno costoso e più efficace per sfruttare questa debolezza, insita soprattutto negli enti, pubblici e privati, che commettono illeciti.
3) Il whistleblowing non è paragonabile alla delazione perché il whistleblowing permette la tutela di interessi pubblici (non degli interessi di un’ideologia), l’identità di chi denuncia è tendenzialmente conosciuta e le denunce vengono verificate. Il fatto che vengano tutelati interessi pubblici (e non quelli di un’ideologia) è garantito dalla nostra Costituzione che impedirebbe l’utilizzo del whistleblowing per fini contrari ad essa.
4) Non esiste una traduzione del termine whistleblowing perchè la denuncia di un illecito non è diffusa nella nostra cultura. Al momento qualsiasi tentativo di traduzione rischia solo di confondere sul suo reale significato.
5) Oggi chi ha il coraggio di denunciare viene perseguitato, perde soldi e tempo, in alcuni casi perde la propria famiglia, la propria vita. Per questo motivo, ad esempio, l’obbligo di denuncia per i dipendenti pubblici, esclusi quelli il cui compito sia proprio quello di controllare o investigare le condotte illecite, non ha senso.
6) Nel momento in cui la denuncia di un illecito sia idonea a tutelare un interesse pubblico (ipotizziamo il caso di una denuncia relativa alla commercializzazione di farmaci dei quali non vengono resi noti i probabili gravi effetti collaterali), il whistleblowing costituisce un atto moralmente giusto anche se la persona che segnala l’illecito lo fa per l’incentivo economico, per vendetta, per eliminare un concorrente o, più verosimilmente, per non trovarsi complice degli illeciti scoperti.
7) Al legislatore non dovrebbero interessare i motivi alla base della denuncia, ma soltanto che la segnalazione relativa a condotte illecite sia vera e corretta in base ad un ragionevole convincimento. Dovrebbero esserci sanzioni sia in caso di segnalazioni palesemente false che in caso di cause legalipalesemente infondate instaurate dal datore di lavoro.
8) Ricompensare chi denuncia illeciti funziona. Negli Stati Uniti chi denuncia riceve fino al 30% di quanto il governo recupera tramite la sanzione irrogata al condannato o l’accordo intervenuto con il soggetto denunciato. Fondamentale è ovviamente limitare le segnalazioni infondate.
9) Negli Stati Uniti per ottenere la ricompensa la denuncia anonima vera e propria non è ammessa. Al fine di mantenere alto il livello di confidenzialità, il modulo di segnalazione può anche essere completato in forma anonima, ma in questo caso deve essere inoltrato tramite un avvocato, il quale verifica l’identità delwhistleblower richiedendo la consegna, a lui soltanto, anche del modulo firmato. Le denunce anonime vere e proprie sono indagate solo se circostanziate e dettagliate.
10) Negli Stati Uniti nell’ambito economico-finanziario la segnalazione viene ricompensata solo se permette di recuperare tramite sanzione o accordo almeno 1 milione di dollari. Tale limite minimo è funzionale a permettere un’efficiente allocazione delle limitate risorse delle autorità verso le condotte illecite più rilevanti.
11) In tutti i Paesi del mondo i whistleblower hanno inizialmente subito sempre ed esclusivamenteritorsioni e licenziamenti, il motivo è semplice: sono generalmente molto fastidiosi per chi è al potere. Dire che la mancata introduzione del whistleblowingin Italia è dovuta alla mentalità del popolo italiano è una scusa. Con incentivi economici e una tutela adeguata tutto potrebbe cambiare. Una volta istituite precise regole, che ne impediscano gli abusi, il whistleblowing è uno strumento a tutela dei cittadini, pericoloso solo per chi è a capo delle istituzioni, perché gli impone di non abusare del proprio potere.
Ayala Giuseppe responsabile del reato a lui ascritto
Ecco il video che ha portato alla condanna:
IN NOME DEL POPOLO ITALIANO Tribunale Ordinario di MilanoIn composizione monocratica SEZIONE 2° PENALE composto dal Sig. Magistrato DOTT. Lucio Nardi Giudice ha pronunciato la seguente
SENTENZA nella causa penale contro Ayala Giuseppe nato a Caltanissetta il 18/05/1945 elettivamente domiciliato presso lo studio dell’avvocato Madia Titta sito in Roma via dei Colli della Farnesina n.144. Libero contumace difeso di fiducia dall’avvocato Madia Titta con studio in Roma alla via dei Colli della Farnesina n.144 e dall’avvocato Palazzo Fabio Marzio con studio in Corso Venezia n.61
IMPUTATO del delitto previsto e punito dall’art.595 commi 10,20 e 3° comma c.p., per avere leso la reputazione di BORSELLINO SALVATORE rendendo una video-intervista a Giulia Sarti del “Movimento 5 Stelle”, in occasione di uno spettacolo teatrale tratto da un libro scritto dallo stesso Giuseppe Ayala, nel corso della quale, riferendosi a Borsellino Salvatore, affermava che trattavasi “palesemente di un caso umano” e che le domande pubblicamente rivoltegli dallo stesso con riferimento alla strage di via D’Ameno, e segnatamente concernenti un incontro al Viminale che Paolo Borsellino avrebbe avuto con l’allora Ministro dell’interno e con riguardo alla c.d, “sparizione della agenda rossa”,supporto cartaceo sul quale Paolo Borsellino annotava gli avvenimenti di maggiore importanza, in particolare dopo la strage di Capaci,erano “farneticazioni di una persona che non stava bene” ovvero che Salvatore Borsellino sarebbe affetto da “problemi di sanità mentale” e che” quelle di Salvatore Borsellino non sono domande…. sono farneticazioni….me ne assumo la responsabilità…..di una persona che non sta probabilmente bene…e non sono il solo che lo dice… ‘aggiungendo poi che ” anche Abele aveva un fratello”, accostando in tal modo la persona di Salvatore Borsellino a quella di “Caino” In Arese,4 novembre 2010 Parte civile: Borsellino Paolo rapp.to e difeso dall’avvocato Repici Fabio con i studio in Messina in piazza Basicò is.321 n.2
Conclusioni del Pubblico Ministero: assoluzione per non aver commesso il fatto dovendosi applicare l’art. 599 cp. Conclusioni della parte civile: come da comparsa conclusionale e nota spese. Conclusioni della difesa: si associa alle conclusioni del PM.
MOTIVI DELLA DECISIONE Con decreto di citazione diretta del PM in data 21 novembre 2011 Ayala Giuseppe, meglio generalizzato nell’intestazione, veniva citato in giudizio per rispondere del reato di diffamazione aggravata per aver offeso la reputazione di Borsellino Salvatore rendendo una video-intervista a Giulia Sarti del “Movimento 5 Stelle” durante la quale avrebbe pronunciato le frasi meglio specificate nel capo di imputazione. La persona offesa si costituiva parte civile chiedendo il risarcimento dei danni subiti. La difesa dell’imputato, munita di procura speciale, chiedeva procedersi con le forme del rito abbreviato. Veniva ammesso il rito e prodotto il fascicolo del PM. All’esito del giudizio, svoltosi nella contumacia dell’imputato, il Tribunale, sulle conclusioni delle parti, pronunciava sentenza dandone lettura del dispositivo all’udienza del 18 ottobre 2013. Le circostanze che risultano dagli atti consentono di giungere con certezza ad affermare la penale responsabilità dell’imputato per il reato in questa sede a lui contestato, non residuando alcun dubbio né sulla sussistenza dell’elemento oggettivo del reato, né sulla piena consapevolezza e volontà della condotta, intenzionalmente posta in essere. Ayala Giuseppe è accusato di aver leso la reputazione di Borsellino Salvatore rendendo una video-intervista a Giulia Sarti del Movimento 5 Stelle nel corso della quale, riferendosi appunto a Borsellino Salvatore, affermava che si trattava “palesemente di un caso umano” e che le domande pubblicamente rivoltegli dallo stesso con riferimento alla strage di via D’Ameno, e segnatamente concernenti un incontro al Viminale che Paolo Borsellino avrebbe avuto con l’allora Ministro dell’Interno e con riguardo alla c.d. sparizione dell’agenda rossa, erano “farneticazioni di una persona che non sta bene” ovvero che Salvatore Borsellino sarebbe affetto da “problemi di sanità mentale” e che “quelle di Salvatore Borsellino non sono domande….sono farneticazioni….me ne assumo la responsabilità….di una persona che non sta probabilmente bene…,e non sono il solo che lo dice’,’ aggiungendo poi che “anche Abete aveva un fratello’: Il tenore letterale delle frasi usate dall’imputato e le modalità di divulgazione delle stesse risultano provate per via documentale e, in ogni caso, non sono contestate dall’imputato (agli atti è allegato il dvd dell’intervista). Ora, la vicenda deve inquadrarsi in alcuni antefatti avvenuti qualche mese prima dell’intervista. Dagli atti risulta, infatti, che nel settembre del 2010 il dottor Ayala aveva mosso dure critiche ad alcuni magistrati palermitani titolari, all’epoca, di un procedimento in fase d’indagine particolarmente delicato: il procedimento per la trattativa Stato-Mafia e, a proposito di quei magistrati, il dottor Giuseppe Ayala aveva affermato che era del tutto ingiustificato che questi ultimi continuassero ad avere la scorta. Altra questione evidenziata dall’attuale parte offesa su “il Fatto Quotidiano” del settembre 2010, riguardava, poi, la circostanza specifica del prelevamento della borsa di Paolo Borsellino dopo la sua morte e la conseguente scomparsa della sua agenda rossa, in relazione alla quale il dottor Ayala aveva fornito — a dire della parte offesa – diverse versioni tale da indurlo a formulare delle insinuazioni sul comportamento dello stesso Ayala anche con riferimento al verificarsi o meno dell’incontro tra Paolo Borsellino e l’allora ministro Nicola Mancino. La difesa dell’imputato, richiamando il 2° comma dell’art. 599 c.p., evidenzia la non punibilità dell’imputato in quanto, con le frasi pronunciate nel corso dell’intervista, avrebbe reagito al fatto ingiusto altrui costituito proprio da tali insinuazioni. Non può condividersi, tuttavia, la tesi della difesa. La norma richiamata, infatti, presuppone che la reazione avvenga nello stato d’ira determinato dal fatto ingiusto altrui e subito dopo di esso. Come risulta dagli atti, invece, le frasi offensive risultano pronunciate dall’imputato dopo un mese e mezzo circa dalle insinuazioni della parte offesa (27 settembre – 4 novembre 2010). D’altra parte non può trascurarsi il fatto che, nel caso in esame, da un lato, ci si trova di fronte ad una persona che ha svolto notoriamente il lavoro di magistrato, con decenni di anzianità, parlamentare per molte legislature ed anche sottosegretario alla Giustizia e dall’altro, al fratello del giudice ammazzato dalla mafia nella strage di via D’Amelia del 1992 al quale deve essere riconosciuto, fin in fondo, il suo diritto di capire, di ottenere risposte ai suoi interrogativi, soprattutto laddove possano apparirgli delle lacune o contraddizioni in merito al tragico evento. Il risentimento che può aver avuto l’imputato, a parte la distanza di tempo dalla provocazione (circa 2 mesi), doveva essere controllato oltre che per la sua particolare posizione, anche per il fatto che le domande gli venivano poste dal fratello di un magistrato assassinato che legittimamente pretende di conoscere la verità. L’imputato non è, infatti, una persona qualunque e, perciò, deve saper tenere a freno le sue dichiarazioni. Egli, invece, afferma ‘Anche Abele aveva un fratello” e temendo che l’intervistatrice non abbia capito a cosa alludesse, dice “Non so se sono stato chiaro, anche Abele aveva un fratello’: E poi di nuovo “Problemi di sanità mentale’. “Quelle di Salvatore Borsellino non sono domande sono farneticazioni. Me ne assumo la responsabilità”
Non sembra affatto, perciò, che si possa parlare di stato d’ira provocato dal fatto ingiusto altrui: l’imputato è consapevole della valenza offensiva delle frasi pronunciate tanto che dichiara di assumersene la responsabilità. D’altra parte, agli atti è prodotta una lettera al direttore di `Micromega” che riporta la lettera aperta dell’ingegner Borsellino del 5 ottobre 2010 dalla quale si può dedurre che già il 5 ottobre la vicenda sembrava fosse in qualche modo chiarita. Erano, infatti, intervenuti, in difesa della personalità del dottor Ayala, Alfredo Morvillo e Maria Falcone, notoriamente fratello di Francesca Morvillo e sorella di Giovanni Falcone. Quanto, poi, alla portata denigratoria delle espressioni usate dall’imputato, non v’è alcun dubbio. Il valore semantico delle singole espressioni utilizzate e il tenore assertivo e definitivo delle stesse convincono pienamente della loro portata diffamatoria ai danni di Borsellino Salvatore. In definitiva Ayala Giuseppe afferma, in termini convinti e in forma positiva, che Salvatore Borsellino è una persona che ha problemi di sanità mentale e che i suoi interrogativi in merito alle questioni di cui si è detto sono farneticazioni. Infine, non sembra possano esservi altre interpretazioni sulla dichiarazione “anche Abele aveva un fratello” se non quella indiretta che Borsellino Salvatore era Caino, l’assassino del fratello. Alla luce di tali considerazioni, si ritiene integrato il reato di diffamazione aggravata previsto dall’art. 595 cp di cui l’imputato dovrà rispondere. E’, peraltro, pienamente provata la sussistenza dell’elemento soggettivo del reato. Non v’è, infatti, dubbio che l’Ayala fosse perfettamente consapevole che le espressioni utilizzate e oggi contestate avessero un intrinseco carattere lesivo della reputazione altrui stante l’inequivoco significato letterale delle stesse. Tra l’altro, come è noto, ai fini dell’integrazione del reato in esame, non occorre la sussistenza del dolo specifico, ossia l’animus diffamandi cioè l’intenzione dell’imputato di ledere la reputazione della persona offesa.
Con riferimento al trattamento sanzionatorio, non sussistono elementi positivamente valutabili ai fini della concessione delle circostanze attenuanti generiche, non risultando, a tal fine, sufficiente il mero stato di incensuratezza dell’imputato. Quanto all’entità della sanzione penale da irrogare, avuto riguardo alla particolare gravità del fatto (desumibile dalla delicatezza della vicenda giudiziaria oggetto dell’articolo in contestazione), e all’intensità del dolo, secondo i criteri direttivi stabiliti dall’art. 133 c.p., il Tribunale ritiene adeguata la pena finale di euro 2.000,00 di multa cui si giunge partendo dalla pena base di euro 3000,00 ridotta di un terzo per effetto della diminuente connessa alla scelta del rito abbreviato. La condanna comporta l’obbligo del pagamento delle spese processuali. Letta la costituzione di parte civile di Borsellino Salvatore, considerata la particolare gravità del fatto lesivo della reputazione e della dignità dello stesso (vedi supra) e ritenuta provata, per i motivi già detti, la sussistenza di un danno di natura morale eziologicamente riconducibile al fatto-reato imputabile all’Ayala, il Tribunale ritiene doversi condannare, in via equitativa, l’imputato al pagamento della somma di € 15.000,00 in favore della costituita parte civile. L’imputato medesimo deve altresì essere condannato alla refusione delle spese di costituzione e difesa in giudizio sostenute dalla persona offesa che si liquidano in complessivi euro 1.800,00 oltre accessori di legge. Il contemporaneo impegno dell’estensore nella redazione di altri provvedimenti impone la fissazione di un termine di 90 giorni per la motivazione. P.Q.M. Letti gli artt. 533-535 e 442 Cpp
dichiara Ayala Giuseppe responsabile del reato a lui ascritto e, per l’effetto, lo condanna alla pena di euro 2.000,00 di multa oltre al pagamento delle spese processuali. Letti gli artt. 538 e segg. cpp condanna l’imputato al risarcimento di tutti i danni patiti dalla costituita parte civile che si liquidano, anche in via equitativa, nella complessiva somma di euro 15.000,00 oltre alla rifusione delle spese di costituzione e difesa che si liquidano nella complessiva somma di euro 1.800,00 oltre accessori di legge. Letto l’art. 544 cpp fissa in giorni 70 il termine per la motivazione. Milano, 18 ottobre 2013 Il Giudice dott. Lucio Nardi
Ieri gli iscritti, certificati al blog entro giugno 2013, hanno potuto dare indicazione ai propri PortaVoce al Senato su come votare sulreato di clandestinità. È stato un momento unico di vera democrazia. La possibilità di poter dire la propria e influire in prima persona sul comportamento dei propri rappresentanti nelle istituzioni è qualcosa di incredibile che non ha precedenti.
Eppure la stampa non ha accolto col mio stesso entusiasmo quanto accaduto ieri. Non lo ha fatto nemmeno una parte del MoVimento, a dirla tutta. Ciò mi ha turbato. Non troppo, per carità: in 9 mesi di mandato ho capito fin troppo bene che il bicchiere è sempre visto mezzo vuoto… anche in circostanze in cui è totalmente pieno.
Ho gradito molto l’esito della votazione, sia perché ho votato anch’io per l’abrogazione, sia per la presenza di una minoranza all’interno dei votanti pari a un terzo di essi. Un dato significativo che fa comprendere quanto il MoVimento 5 Stellesia libero ed eterogeneo. Anche parlando con le persone che han votato per il mantenimento del reato di clandestinità ho potuto apprezzare la grande maturità e l’alto senso di democrazia che fa loro accettare l’esito della votazione, proprio perché voce del popolo e non imposizione di pochi.
Certo, ci sono critiche sensate da cui bisogna imparare per le prossime votazioni. Ad esempio lo scarso preavviso e le poche informazioni che sono state date per questo voto. È indubbio che i tempi parlamentari e i tempi della democrazia diretta viaggiano a diverse velocità, ruote dentate di diverso diametro ma del medesimo meccanismo. Sta a noi PortaVoce, e allo staff fare, in modo che queste ruote possano combaciare per far funzionare l’ingranaggio in modo perfetto.
Altre critiche che non riesco a condividere sono quelle che descrivono il blog come un’arma nelle mani di Grillo & Casaleggio. Questa constatazione non può certo valere per le votazioni!
Chiudo considerando quanta disinformazione fanno i media. Stamattina ho letto un articolo de il Messaggero (questo danno al risveglio nei treninotte) in cui si parla di Grillo & Casaleggio sconfitti, come se essi fossero a favore del reato di clandestinità. Premesso che anche se fossero a favore non ha alcuna importanza perché il loro parere non vale più di quello di altri iscritti al blog, va detto che loro non si sono MAI dichiarati contrari all’abrogazione del reato di clandestinità. Quello che fecero ai tempi dell’emendamento presentato dai senatori fu frenare, perché argomenti così delicati non potevano essere affrontati senza prima consultare la base. Hanno agito da garanti nel migliore dei modi. Ieri la base ha avuto modo di dire la propria e ciò lo dobbiamo a Grillo & Casaleggio che in quell’occasione sollevarono il caso difendendo tutti gli iscritti.
Non vi nascondo che aspetto con ansia la prossima votazione perché sono certo che avverrà con maggiore preavviso e con più informazioni per gli iscritti.
Come sarebbe andata a finire se gli elettori del PD nei giorni dell’elezione del Presidente della Repubblica avessero avuto a disposizione uno strumento come quello usato da noi oggi? Avremmo avuto come Presidente quel Napolitano che si schierò a favore dell’invasione sovietica dell’Ungheria, quel Napolitano che, come Ministro degli interni, non mosse un dito per la tragedia della Terra dei Fuochie firmò assieme a Livia Turco la legge che istituì i CPT (Centri di permanenza temporanea)? Quel Napolitano che, sempre come Ministro degli interni, nel 98′, non riuscì ad evitare la fuga all’estero diLicio Gelli, il boss della P2? Quel Napolitano che, come Presidente della Repubblica, concesse la grazia al colonnello dell’Air Force Romano, condannato per aver rapito, in collaborazione con parte del Sismi (i servizi di intelligence militari) Abu Omar, l’Imam di Milano, poi deportato in Egitto e lì torturato?
Quel Napolitano che firmò ogni genere di porcata speditagli dal PDL nella passata legislatura (lodo Alfano incluso)? Quel Napolitano che, pochi mesi or sono, ha tirato fuori le unghie per far distruggere i nastri con le sue telefonate con Mancino (indagato nel processo sulla Trattativa Stato-Mafia) ritenendo le intercettazioni al Capo dello Stato, seppur indirette, assolutamente proibite nonostante lui stesso fosse già stato registrato durante un’intercettazione a Bertolaso nel 2009? Quello stesso Napolitano che parla di indulto o amnistia e che ignora il piano carceri presentatogli a luglio dal M5S?
Avremmo avuto lui o Rodotà, un uomo con i suoi difetti, un uomo forse ancora pervaso daun’ideologia attempata, ma un uomo onesto, un vero garante della Costituzione, un uomo che difende i beni comuni e che ha avuto il coraggio di dichiarare che l’esser saliti su quel tetto ha difeso la nostra Carta ed è stato un “atto politicamente rilevante”? Io oggi gioisco perché 24.000 cittadini (c’è chi parla di “oligarchia” a 5 stelle ma sono gli stessi che non hanno mai alzato un dito contro quei 4/5 tecnocrati europei che ci governano da anni) si sono espressi, gioisco perché la democrazia diretta è possibile. Gioisco perché quello che la casta definisce “popoluccio” se si informa può prendere decisioni politiche importanti.
Tuttavia penso a come sarebbe stata l’Italia oggi se gli elettori del PD avessero potuto esprimere un parere vincolante sul Presidente della Repubblica in quei giorni drammatici. Al di là del colore, delle idee, delle opinioni che si possono avere su di noi, su Grillo, sule nostre battaglie io credo che tutti i cittadini oggi debbano pretendere strumenti decisionali come quelli che il M5S ha lanciato in questi mesi, strumenti che hanno fatto votare 24.000 italiani informati (saranno sempre di più) su una tematica così delicata quale il reato di clandestinità. La democrazia partecipata non è più il futuro, è il presente. Le nostre idee sono già in circolo e un giorno vedremo la democrazia rappresentativa come oggi guardiamo la monarchia assoluta. A riveder le stelle!
Non si possono fare “domande a piacere” al potere.
Questa sera ho visto l’intervista della Signora Maggioni (responsabile Rai news) al Presidente Letta.
Voglio usare toni moderati stavolta. Credo che non vi sia mestiere più bello, stimolante e importante del giornalista. Controllare il potere, non vi sembra la cosa più bella che esista al mondo? Ricordo certi scritti di Terzani sul potere.
Il potere è una bruttissima bestia, ti fa credere immortale (nessuno lo è, pure Stalin piangeva come un bambino quando si avvicinava per lui l’ora della morte) beh i giornalisti liberi ricordano al potere la sua mortalità, gli ridanno umanità, gli fanno presente che non è affatto potente.
Ma se la Signora Maggioni in 30 min di intervista non è in grado di fare una domanda che sia una al Presidente Letta beh non fa altro che fargli credere l’esatto contrario ovvero che può continuare a distruggere questo Paese in nome di quel principio umano (a volte utile) quale l’autoconservazione, che oggi, in Italia, significa canna del gas per milioni di cittadini e, in futuro, significherà esodo di massa (magari anche dei figli o nipoti della Maggioni) e colonizzazione di chi resta.
Io non la voglio attaccare Signora, le chiedo di farsi un esame di coscienza e di ricordarsi che è nostra dipendente, l’opinione pubblica è il suo datore di lavoro e lei deve fare esclusivamente gli interessi della collettività non del Presidente Letta.
Sembrava quelle professoresse ormai stanche che si sono scordate la bellezza di mettere in difficoltà lo studente (non distruggerlo ma stimolarlo, spronarlo a dare di più) e chiedono soltanto “domande a piacere”.
Non si possono fare domande a piacere al potere altrimenti il potere continuerà a compiacere se stesso.
Doveva chiedergli se sia possibile che un Ministro come la De Girolamo si interessi, utilizzando comunque la sua importanza, all’appalto del bar dell’ospedale di Benevento, doveva chiedergli se con il porcellum le segreterie di partito non abbiano goduto come suini potendo allontanare personaggi scomodi (quelli scomodi generalmente sono anche i più meritevoli) e piazzando i sudditi della poltrona.
Doveva chiedere se la tragica vicenda dei maro’ non sia legata alla perdita di prestigio internazionale che ci contraddistingue da 20 anni e non soltanto per colpa di B. perché quando un Parlamento intero (Letta incluso) vota le porcate europee (MES e fiscal compact per esempio) senza rendere conto ai cittadini oltre a piegarsi alle banche lancia un segnale all’Europa: il popolo italiano non conta nulla.
Ma se si manda all’Europa questo segnale lo si manda anche all’India! Lo capite? La triste storia dei nostri fucilieri (uomini obbedienti agli ordini ricevuti e l’obbedienza in un esercito è un valore) dimostra quanto l’Italia abbia perduto quel potere contrattuale che un tempo, grazie alla diplomazia e al talento, basti pensare ad Enrico Mattei, vantava. Dovevamo gestirla come vicenda europea, non italiana e basta. L’Europa si sarebbe dovuta mettere di traverso con l’India, l’Europa, non Terzi, Monti, Letta o la Bonino.
Per recuperare questa credibilità internazionale (che, voglio ripeterlo, si traduce anche in investimenti da parte di aziende straniere in Italia, quindi in posti di lavoro) occorre andare in Europa e battere i pugni, tirare fuori le “palle o le ovaie”!
Ma questo possiamo farlo se capiamo quanta strada abbiamo perso come Stato e chi ha il compito di far capire questo all’opinione pubblica? Per esempio la Signora Maggioni che oggi, su quella poltrona dorata davanti al Presidente Letta ha perso un’occasione per migliorare, almeno un po’, il Paese che, sono sicuro, lei ama quanto me. A riveder le stelle! P.S. Quello raffigurato nel mural è Giancarlo Siani, un giornalista che ci ha rimesso la vita a 26 anni per non aver mai fatto “domande a piacere”.
Oggi ci siamo fatti un’idea della posizione generale del governo e della maggioranza sul decreto ILVA e Terra dei fuochi. Iniziamo con un dato inequivocabile: questo decreto così com’è nato non serve a nulla se non a gettare fumo negli occhi ai cittadini italiani. Non potendo più far finta di niente, il governo ha abbozzato delle norme che fungono da alibi all’accusa di immobilismo.
Il M5S è (per ora) opposizione e quindi valutando le varie possibilità e i problemi che sono in gioco e che riguardano la vita e la salute di molte migliaia di persone, ha deciso di provarci e di cercare di riempire il contenitore vuoto di questo decreto con una serie di azioni atte a migliorare la situazione dei territori in questione. Abbiamo proposto più di 140 modifiche al decreto per migliorarlo e renderlo qualcosa di sensato. Queste modifiche vengono da un lavoro congiunto di senatori e deputati del M5S ma soprattutto sono frutto delle proposte raccolte tra i cittadini Campani e Tarantini, in molti incontri fatti sul territorio.
Il governo e le altre forze politiche hanno accettato alcune nostre proposte sulla Terra dei fuochi ma ben poco sull’ILVA. Domani studieremo tutti i 360 pareri del governo e del relatore del PD riguardanti le modifiche richieste da tutti i gruppi parlamentari. In base a questo lavoro e a quanto emergerà della volontà della maggioranza, decideremo se questo decreto può iniziare ad assumere un senso o se sarà un atto da combattere.
Per quanto riguarda Ilva vorremmo l’abrogazione dell’articolo 7 del decreto che pone ulteriori semplificazioni e deroghe per il commissario Bondi mentre per la Terra dei fuochi difenderemo in particolare questi principi:
Gli enti che determineranno le aree contaminate devono essere coordinate dal Ministero dell’Ambiente per evitare un nulla di fatto per incompetenza o mancato coordinamento tra gli enti stessi
Non si devono mappare e individuare solo i terreni contaminati ma anche avere una situazione chiara delle acque di falda e dei pozzi
Vanno stabiliti parametri analitici chiari che dettino il confine tra un terreno coltivabile e uno contaminato
I terreni contaminati non coltivabili non devono diventare facile speculazione per colture destinate a biocarburanti. Avremmo una proliferazione di centrali a biomasse/biogas convenienti economicamente (grazie agli incentivi) e che causerebbero ulteriori danni ambientali e sanitari in zone già devastate.
Va ripreso lo studio SENTIERI nelle zone di emergenza ambientale e vanno istituiti il registro dei tumori e delle malformazioni congenite
Devono essere valutati sia i terreni agricoli di oggi sia quelli che sono stati terreni agricoli almeno per un periodo negli ultimi venti anni. Questo per evitare che terreni agricoli, diventati edificabili, nascondano sotto le case discariche nocive che possono inquinare falde e campi limitrofi.
A Catania se vai a comprare i carciofi puoi trovarti il fruttivendolo che si saluta con tre baci con un compratore.
No.
Non è che si vogliono bene ma due baci non si possono dare perché "tradimento vuol dire".
Se ne danno tre se almeno uno dei due è mafioso.
E a differenza di quello che molti pensano qui i mafiosi lavorano oltre chiedere il pizzo e contrabbandare armi droga, reni, bambini e pure cellule staminali.
Sì, stanno nel tessuto sociale e fanno tutti i lavori.
Dalla campagna al tribunale, dall'ospedale al comune.
Sono ovunque e non ci vuole molto a capire che se i cittadini non segnano una linea netta tra noi e loro "loro" non se ne andranno mai.
Si sono mimetizzati perfettamente in ogni campo e settore economico e sociale si da rendersi quasi "umani" ma sono sempre mafiosi e come mafiosi ragionano.
Il silenzio della mafia fa un rumore tremendo qui in Sicilia.
Oggi per la seconda volta in questa legislatura alla Camera, la Legge Elettorale è stata inserita nel calendario dei lavori. Era già successo a Luglio e sappiamo come è finita (scippata e arenata dal Pd in commissione al Senato). Poi noi del Movimento 5 Stelle l'abbiamo riportata alla Camera (con metodi poco ortodossi bloccammo l'aula il giorno dopo la sentenza della corte costituzionale sul Porcellum). E alla fine accettarono la nostra richiesta.
Attenzione: il fatto che sia calendarizzata l'ultima settimana di gennaio non vuol dire che si discuterà in quella data (anzi è sicuramente impossibile). Anche perché prima della Legge elettorale, nel calendario, ci sono cinque decreti legge del Governo da approvare (un'infinità di emendamenti e votazioni). Insomma, prima di febbraio inoltrato sono sicuro che la Legge elettorale non arriverà in Aula alla Camera (quale testo poi è da vedere). E anche se approvata dovrà andare al Senato. Lì si farà minimo fine marzo (sempre se siamo ottimisti).
Perchè vi racconto questo? Perché mentre tutti i media parleranno di "Legge elettorale in Aula a gennaio", nessuno si è reso conto che con questa mossa i partiti si sono salvati la poltrona e gli stipendi per altri 12 mesi, scongiurando il ritorno alle elezioni a maggio (ultima finestra utile).
Infatti, i tempi per ritornare alle elezioni ci sarebbero solo se si tornasse al Mattarellum (non corretto) del 1993. Inserendo nello stesso testo di legge il ripristino dei vecchi collegi elettorali. Tutte le altre proposte di legge elettorale invece per essere operative, sforerebbero la "dead line" del 10 aprile (ultima data utile per sciogliere le Camere e andare a votare il 25 maggio), in quanto non ci sarebbe tempo per emanare i decreti attuativi (nel 1993 ci vollero 6 mesi per fare quelli del Mattarellum, ma anche in metà tempo sarebbe impossibile).
Peccato che il ritorno al Mattarellum del 1993 lo vogliamo solo noi del M5S, bastano pochi giorni per farlo. E' una sola pagina di Legge, un solo articolo. Invece i partiti hanno iniziato una serie di procedure in commissione, tra audizioni e indagini conoscitive, per perdere tempo e lanciarsi in proposte di legge elettorale che non vedranno operatività prima dell'estate.
Che ne dica la renziana Boschi che non conosce neanche la mozione Giachetti, noi siamo gli unici coerenti che da sempre stanno votando per il ritorno al Mattarellum (come appunto nella mozione Giachetti, che i renziani non votarono). Abbiamo prodotto anche una proposta di Legge elettorale nostra, a prima firma Toninelli. Ma non pensiamo debba essere approvata da questo parlamento che è moralmente incostituzionale. E' meglio che torniamo all'ultima legge prima del Porcellum, poi il nuovo Parlamento deciderà cosa fare.
Insomma, tutto quello che vedrete nei prossimi mesi sarà pura finzione. La verità è che questi signori (dal Pd a Forza Italia) si sono assicurati un altro anno di stipendio (durante il semestre europeo che inizia a Maggio non scioglieranno mai le Camere). E non hanno la minima intenzione di andare a votare subito. Fingeranno di combattersi, di essere in disaccordo. Ma il patto di ferro (sui soldi) è già stato siglato.
Dobbiamo trovare il modo di fargli saltare il banco. Stay Tuned.