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domenica 24 novembre 2013

L’uovo di colombo @efattori

L’uovo di colombo per stornare fondi pubblici verso una sanità di tipo privatistico è stato ideato dagli amministratori della Asl RMH . Il trucco è tanto semplice quanto geniale e lo abbiamo portato alla luce tramite una richiesta di accesso agli atti di un’audit sull'intramoenia, poi analizzata anche grazie al supporto degli attivisti. Il tempo di attesa per ottenere una prestazione tipo una tac o una radiografia è troppo lungo ? Semplice, si blocca la lista d’attesa e si invita il paziente a telefonare dopo qualche mese.

Così nel programma di gestione delle prenotazioni utilizzate da Recup risulta una lista di attesa media che non supera un determinato numero di giorni ma di fatto è impossibile per l’utente esterno ottenere la prenotazione effettiva di una prestazione erogata in regime istituzionale. 
In questo modo il paziente viene dirottato forzatamente verso la richiesta di prestazione in regime ALPI (attività libero professionale) in intramoenia cioè a pagamento . 

L’intramoenia o attività privata dei medici ospedalieri inizia nel 1987 con il ministro Rosy Bindi che volle a tutti i costi una legge che, attraverso dinamiche macchinose, sanciva l’esistenza di due diverse liste d’attesa per le prestazioni sanitarie (cioè le visite specialistiche, gli interventi chirurgici o diagnostici e i ricoveri). Una lista era per chi richiedeva prestazioni a carico del Servizio sanitario nazionale e l’altra lista era per chi pagava di tasca propria. 

L’obiettivo era quello di portare la clientela privata dei dottori dentro l’Azienda pubblica che avrebbe provveduto a spazi e personale in cambio di una quota della parcella. 

La legge (120/2007) impone però che tempi di erogazione delle prestazioni nell’ambito dell’attività istituzionale siano allineati ai tempi medi di quelle rese in regime di libera professione intramurali, al fine di assicurare che il ricorso a quest’ultima sia conseguenza di libera scelta del cittadino e non di carenza nell’organizzazione dei servizi resi nell’ambito dell’attività istituzionale. 

Da qui la finezza del “trucchetto” RMH, dimostrare brevi tempi di attesa per le prestazioni pubbliche ma di fatto impedire ai cittadini di usufruire e dirottar li verso l’attività privata. 

Le prestazioni intramoenia nel monte ore risultano infatti addirittura maggiori delle ore di ambulatorio. 

Ma non finisce qui, il sistema di fatturazione della asl RMH è “a mano” cioè senza l’uso di un software, peraltro acquistato dall'azienda e mai utilizzato, che consenta lo snellimento delle procedure e un conseguente monitoraggio perentorio delle prestazioni e delle tariffe applicate. 

Di fatto quindi è impossibile risalire ai guadagni dei medici che praticano l’attività intramoenia e valutare se la cifra che versano all’azienda sanitaria sia corretta in relazione con la loro attività e se hanno svolto la loro attività privata in orario esterno a quello istituzionale.

Il numero di anomalie sulle ricevute cartacee dei medici rivelato dall’audit supera adirittura il numero delle ricevute emesse, 6000 su 5000 cioè ogni ricevuta ha una o più inesattezze. Anomalie che riguardano sia l’ orario di prestazione (che dovrebbe essere esterno a quello istituzionale) che il tipo o la tariffa della prestazione erogata.

Tutto questo come al solito è pagato dai cittadini. Nell’azienda RmH risulta la sussistenza di un cospicuo finanziamento regionale che sovvenziona interventi strutturali riferiti ad immobili e attrezzature dedicati specificamente all’attività privatistica pari a 9.238.188 euro del quale è stato utilizzato , a seguito di gara, soltanto un importo pari a 3.971.560 euro.

Insomma i cittadini pagano attraverso le loro tasse una attività privatistica di cui poi non si ha riscontro puntuale e ripagano di nuovo perché è impossibile ottenere prestazioni pubbliche.

Ciliegina sulla torta:. il Direttore UOC, valutazione dell’offerta e controllo dell’erogazione, il dott. Amedeo Vittorio Cicgona, è persino docente presso la business school della Luiss.

Chissà se insegna questa modalità di gestione aziendale ai suoi studenti.

Insieme ai Consiglieri Regionali Davide Barillari e Devid Porrello stiamo facendo un lavoro anche a livello istituzionale che porterà a una mozione sia in Parlamento che in Regione, nella quale chiederemo che questi audit vengano effettuati obbligatoriamente tutti gli anni e in tute le Asl e che vengano rispettati tutti parametri di qualità nella stesura dei lavori.

Il diritto alla salute e un momento economico e sociale come quello che viviamo non possono ammettere una gestione come quella emersa da questo documento.