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mercoledì 12 febbraio 2014

La macchina del fango: la verità è più forte degli schizzi del Mattino @AngeloTofalo


La macchina del fango: la verità è più forte degli schizzi del Mattino
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La macchina del fango: la verità è più forte degli schizzi del Mattino

Apprendo oggi da un articolo del quotidiano Il Mattino cartaceo ed un post della versione on line a firma di Fulvio Scarlata che io userei “escamotage” per i pagamenti dei contributi INPS relativi a collaboratori e consulenti, che mi sarei “inventato il sistema della ditta individuale”, che si ravvisa un tentativo di “elusione fiscale”. E che grazie alla mia “originalità” per i collaboratori avrei “inventato” la ditta Angelo Tofalo, con una sola posizione senza unità operativa non autorizzata all’accentramento contributivo, per attività dei partiti, per godere delle agevolazioni della 407 del 1990 che prevede, per soggetti disoccupati da più di 24 mesi residenti nelle regioni del sud, l’esenzione totale del pagamento dei contributi previdenziali, contributi che vengono coperti dall’INPS. Rimango incredulo di fronte a tanta superficialità e ad un attacco palesemente strumentale volto a screditare la mia attività politica.
In primo luogo tengo a precisare che sono iscritto all’INPS con Pos. 7211718337, settore terziario, attività dei partiti e delle associazioni politiche, CSC 70703, codice ISTAT 91320, e all’INAIL con Pos. 19242306.
Non ho nessuna ditta, neanche individuale, di conseguenza non sono iscritto al registro delle imprese. Ho aperto una posizione INPS ed una INAIL come lavoratore autonomo ed assunto 2 persone registrandole regolarmente.
Non parliamo quindi di una ditta ma di assimilazione ai lavoratori autonomi, il CCNL di lavoro applicato è quello degli studi professionali per analogia con due dipendenti. Nello specifico mi preme chiarire che è stata chiesta l’applicazione della legge 407/90, per un solo dipendente, e non due come riportato erroneamente dal giornalista del quotidiano Il Mattino; che i contributi sono dovuti nella misura del 50% (come previsto per i lavoratori autonomi) e non del 100% come ancora erroneamente scritto da Scarlata. E che la procedura è stata preventivamente comunicata all’INPS di Salerno che l’ha regolarmente autorizzata: bastava fare una telefonata agli uffici preposti per avere contezza del reale stato delle cose ma in realtà l’obiettivo primario era gettare fango su di me e sul Movimento 5 Stelle.
Sarebbe bello capire come mai la stessa attenzione non sia stata dedicata da Il Mattino ai milioni di euro che i parlamentari 5 stelle hanno restituito agli italiani decurtandosi lo stipendio base, restituendo inoltre la metà delle indennità dovute, la parte eccedente non rendicontata delle spese di esercizio del mandato, della diaria e delle spese telefoniche.
Nessun altro parlamentare della Repubblica italiana aveva mai fatto ciò e mi rendo conto che tale gesto abbia attirato l’attenzione di chi oggi vorrebbe fare le pulci senza alcuna pezza d’appoggio. Queste falsità presenti nell’articolo cadono nella totale irrealtà considerando il fatto che ciò che non utilizziamo per lo stipendio degli assistenti parlamentari lo versiamo in un fondo a favore della piccole e medie imprese italiane gestito dal Ministero delle finanze.
Spero che dopo questa figura da dilettanti il Mattino si dedicherà a realizzare una bella inchiesta su quanti sono gli assistenti parlamentari regolarizzati presenti negli altri partiti politici.
Ricordo bene come giornalisti più attenti a questo tema hanno denunciato in questi anni la consuetudine di trattare i cosiddetti portaborse come fantasmi, pagandoli a nero.
Il Movimento 5 stelle a dicembre ha presentato, pubblicato sul sito della camera dei deputati, un ordine del giorno specifico per obbligare il governo a regolamentare i contratti di una categoria che ha sempre vissuto nell’ombra, come già avviene in Europa.
Purtroppo lo stesso è stato dichiarato inammissibile come anche altri e pertanto i collaboratori parlamentari restano una figura professionale non riconosciuta pur svolgendo funzioni essenziali al fine del buon andamento dell’attività dei lavori parlamentari. Bastava fare una semplice ricerca, ma probabilmente l’articolista era troppo impegnato a dar credito a chi ha paura del cambiamento.
Di seguito tutti gli odg presentati alla Camera dei Deputati
La Camera,
premesso che:
nella riunione del 30 gennaio 2012, l’Ufficio di Presidenza ha istituito un rimborso delle spese per l’esercizio del mandato, che sostituisce il contributo per le spese inerenti al rapporto tra eletto ed elettori, di importo complessivo di 3.690 euro al mese corrisposto direttamente a ciascun deputato;
per tale suddetto importo solo il 50 per cento viene erogato a titolo di rimborso per specifiche categorie di spese che devono essere attestate quali ad esempio collaboratori, consulenze, ricerche, gestione dell’ufficio, utilizzo di reti pubbliche di consultazione di dati, convegni e sostegno delle attività politiche;
il restante 50 per cento dell’importo del rimborso delle spese per l’esercizio del mandato è invece corrisposto in via forfetaria, senza quindi nessuna modalità di rendicontazione,
impegna l’Ufficio di Presidenza
a valutare la possibilità di procedere ad una modifica della delibera del 30 gennaio 2012 affinché tali importi vengano al 100 per cento erogati a titolo di rimborso per specifiche categorie di spese che devono essere attestate analiticamente con dichiarazione quadrimestrale da presentare entro la fine del mese successivo al quadrimestre di riferimento.
9/Doc. VIII, n.2/45.Paolo Nicolò Romano.
La Camera,
premesso che:
i collaboratori dei deputati svolgono una funzione essenziale ai fini del buon andamento dei lavori parlamentari, eppure la loro figura professionale non è ancora riconosciuta;
parliamo di profili con un’ottima formazione accademica e professionale che spesso, proprio nella sede per eccellenza della legalità, le istituzioni parlamentari, sono costretti ad accettare condizioni lavorative lesive della propria dignità e in aperto contrasto con gli articoli 3, 35 e 36 della Costituzione che tutela il lavoro e riconosce il diritto ad un’equa retribuzione e qualifica professionale;
il problema del mancato riconoscimento professionale dei collaboratori parlamentari è ampiamente noto sia alle cronache giornalistiche che parlamentari,
impegna l’Ufficio di Presidenza
a valutare la possibilità di prevedere formali e periodici incontri con i rappresentanti della categoria dei collaboratori parlamentari, in modo da discutere le problematiche connesse alla loro professione e per un migliore funzionamento delle attività e dei servizi da essi offerti alla Camera dei deputati.
9/Doc. VIII, n.2/46.Paolo Nicolò Romano, Mucci.
La Camera,
premesso che:
tra le spese utilizzabili al fine del giustificativo del 50 per cento del rimborso inerente le spese per l’esercizio del mandato ci sono anche le somme versate al soggetto politico quale rimborso delle spese relative alla fornitura di servizi o prestazioni, escluse le erogazioni liberali deducibili o detraibili ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica n.917 del 22 dicembre 1986 – Testo unico delle Imposte;
la Camera dei deputati chiede al singolo deputato di dichiarare sotto la propria responsabilità che tali somme, versate e portate come giustificativo, non sono erogazioni liberali che godono delle suddette detrazioni fiscali;
la Camera non ha né gli strumenti né la volontà per accertare l’infedeltà del deputato, pertanto sarebbe opportuno eliminare l’utilizzo delle somme versate al partito come giustificativo per accedere al rimborso inerente il rapporto eletto elettori, anche perché i servizi e le prestazioni rese dal soggetto politico all’eletto godono già degli ingenti finanziamenti pubblici;
la stragrande maggioranza dei deputati, specialmente coloro che non hanno collaboratori, utilizzano tali erogazioni liberali, imposte dai loro rispettivi partiti, sia come giustificativo del 50 per cento del rimborso inerente il rapporto eletto elettori che per le detrazioni fiscali previste dalla legge;
il rimborso inerente il rapporto eletto elettori deve tornare pertanto alla sua funzione originaria: rimborsare le spese di segreteria e di rappresentanza del parlamentare e non palesarsi come un occulto e pertanto illecito finanziamento ai partiti politici,
impegna l’Ufficio di Presidenza
a valutare la possibilità di eliminare dalle voci di spesa, ai fini del rimborso inerente le spese per l’esercizio del mandato, le somme versate al soggetto politico quale rimborso delle spese relative alla fornitura di servizi o prestazioni.
9/Doc. VIII, n.2/47.Paolo Nicolò Romano.
La Camera,
premesso che:
i componenti dell’Ufficio di Presidenza della Camera, i presidenti di commissione parlamentare i deputati che ricoprono incarichi equiparati a quello di presidente di commissione, dispongono di una dotazione di personale per la propria segreteria particolare;
tale personale, che nel gergo comune è definito «in decreto» o «decretato», può essere individuato tra persone non dipendenti della Camera su indicazione diretta del deputato interessato;
il personale in decreto è formalmente dipendente diretto del deputato che l’ha nominato, ma l’emolumento economico, che è equiparato al personale della Camera dei deputati a diversi livelli, è corrisposto, insieme ai contributi dall’amministrazione della Camera;
considerato che:
trattandosi di incarichi fiduciari è comprensibile che si consenta ai deputati che ricoprono incarichi istituzionali di poter scegliere personale di fiducia anche al di fuori del personale dipendente della Camera;
proprio al fine di consentire la migliore collaborazione tra il deputato che ricopre una carica istituzionale e il suo personale fiduciario, quest’ultimo non è sottoposto dalla Camera ad alcun vincolo di orario, di presenza e tanto meno ad alcuna forma di rilevazione delle presenze;
la libertà e la discrezionalità con cui viene scelto tale personale dovrebbe essere temperata dall’assoluta pubblicità circa il loro nominativo, professionalità e compenso;
nessuna informazione a reperibile sul sito della Camera al riguardo,
invita, per le rispettive competenze, l’Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori
a valutare l’opportunità di prendere tutte le iniziative idonee ad assicurare la trasparenza in merito alla identità dei soggetti cosiddetti «decretati» prevedendo la pubblicazione sul sito della Camera, nella pagina personale dei deputati che rivestono le cariche che danno diritto ad usufruire di tale forma di collaborazione, dei nominativi, curricula, compensi dei rispettivi collaboratori.
9/Doc. VIII, n.2/69.Cozzolino, Mannino, Luigi Di Maio, Fraccaro, Villarosa, Nuti.
La Camera,
premesso che:
ciascun parlamentare beneficia di un rimborso delle spese per l’esercizio del mandato;
nella riunione del 30 gennaio 2012, l’Ufficio di Presidenza ha istituito un «rimborso delle spese per l’esercizio del mandato» che sostituisce il contributo per le spese inerenti al rapporto tra eletto ed elettori;
tale rimborso, di importo complessivo invariato rispetto al precedente contributo, è pari a 3.690 euro (dopo la riduzione di 500 euro del luglio 2010) ed è corrisposto direttamente a ciascun deputato con le seguenti modalità:
per un importo fino a un massimo del 50 per cento a titolo di rimborso per specifiche categorie di spese che devono essere attestate: collaboratori (sulla base di una dichiarazione di assolvimento degli obblighi previsti dalla legge, corredata da copia del contratto, con attestazione di conformità sottoscritta da un professionista); consulenze, ricerche; gestione dell’ufficio; utilizzo di reti pubbliche di consultazione di dati; convegni e sostegno delle attività politiche;
per un importo pari al 50 per cento forfetariamente;
considerato che:
l’attività del parlamentare trova nella pubblicità sistematica e completa delle spese sostenute nell’ambito della propria azione politica una delle principali garanzie della correttezza delle condotte realizzate;
le necessità di trasparenza e rendicontazione sono ancor più stringenti ogniqualvolta disponga liberamente di spese con risorse pubbliche,
invita, per le rispettive competenze, l’Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori
a valutare l’opportunità di deliberare affinché la totalità delle spese effettuate con le risorse percepite a titolo di «rimborso delle spese per l’esercizio del mandato» sia soggetta a sistematica e puntuale rendicontazione mensile dagli uffici della Camera che, verificata l’idoneità della documentazione a supporto delle spese rendicontate, ne curi la pubblicazione analitica nella pagina internet istituzionale di ciascun deputato.
9/Doc. VIII, n.2/77.Fraccaro, Luigi Di Maio, Mannino, Villarosa, Nuti.
La Camera,
premesso che:
l’attività dei Deputati richiede supporto, assistenza e collaborazione da parte di figure professionali qualificate e di alto livello;
nelle scorse legislature gli organi competenti di Camera e Senato hanno provveduto a dettare alcune disposizioni relative a rapporti che intercorrono tra parlamentari e loro collaboratori;
tali misure, sebbene importanti, non sono state sufficienti a colmare la lacuna regolamentare esistente con riguardo alla figura e al ruolo del collaboratore parlamentare. Ad oggi, infatti, non esiste una voce di bilancio specifica e vincolata riferita ai collaboratori, non vi è alcun tipo di modello contrattuale al quale il parlamentare possa fare riferimento, non vi è alcuna relazione fra l’incarico ricoperto, il numero di ore lavorate e la retribuzione, non vi è alcun dovere di versamento di tasse e contributi e non vi è alcun elemento di trasparenza;
sebbene vi sia l’obbligo da parte del parlamentare di depositare presso gli uffici competenti il contratto del proprio collaboratore, permane il ricorso diffuso a contratti di lavoro atipici – in particolare partite iva e collaborazioni a progetto – nonostante il rapporto di lavoro abbia, molto spesso, le caratteristiche proprie del rapporto di lavoro di tipo subordinato;
considerato che:
negli anni, in molti paesi europei, la figura del collaboratore parlamentare è stata riconosciuta e maggiormente definita. Tale riconoscimento ha permesso la definizione di una chiara e trasparente disciplina della materia nella quale sono esplicitate le diverse configurazioni del rapporto di lavoro, i tetti finanziari ed il numero massimo di collaboratori, il responsabile dell’erogazione della retribuzione, le regole per la stipulazione del contratto, i requisiti professionali e le incompatibilità, oltre alla disciplina delle modalità di svolgimento e risoluzione del rapporto di lavoro, delle garanzie del lavoratore e la disciplina su assistenza e previdenza;
il 28 settembre 2005, il Parlamento Europeo ha adottato lo «Statuto dei deputati del Parlamento europeo» (2005/684/CE, Euratom), che all’articolo 21 recita: «1. I deputati hanno diritto ad essere assistiti da Collaboratori personali da loro liberamente scelti. 2. Il Parlamento copre le spese effettivamente sostenute per l’impiego degli assistenti. 3. Il Parlamento fissa le condizioni per l’esercizio di questo diritto»;
inoltre, con una decisione dell’Ufficio di Presidenza del Parlamento europeo del 19 maggio 2008 (GUCE C 159 del 13 luglio 2008, p. 1) sono state adottate le Misure di attuazione dello Statuto, il cui Titolo I, Capitolo 5, è dedicato ai collaboratori personali dei deputati;
rilevato che:
con l’intento di meglio definire la figura del collaboratore parlamentare, nel corso della XVI legislatura, è stato approvato dalla Camera dei deputati e trasmesso al Senato il 4 ottobre 2012 il disegno di legge n.5382, concernente la disciplina del rapporto di lavoro tra i membri del Parlamento ed i loro collaboratori. Tuttavia, la fine anticipata della legislatura non ha permesso la discussione ed eventuale approvazione del disegno di legge richiamato da parte del Senato della Repubblica;
la mancata regolamentazione, in particolare sotto un profilo qualitativo, della figura del Collaboratore parlamentare lascia quindi il rapporto di lavoro alla sola ed unica contrattazione fra parlamentare e Collaboratore con il rischio (come ampiamente rilevato dai media) di produrre distorsioni e irregolarità nel rapporto di lavoro;
il perdurare dell’assenza di una regolamentazione in tale ambito rischia di generare il paradosso del venir meno di tutti quegli elementi di certezza dei diritti e delle tutele, previsti dalla legislazione vigente in materia di lavoro, proprio nella più autorevole delle sedi istituzionali, quali le due Camere del Parlamento;
il pieno e completo riconoscimento della figura del collaboratore parlamentare appare coerente con i princìpi costituzionali di cui all’articolo 35, primo comma, secondo il quale la Repubblica deve tutelare il lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni, e all’articolo 36, primo comma, ossia il principio del diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e alla qualità del lavoro,
impegna, per le rispettive competenze, l’Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori:
a disciplinare tempestivamente il rapporto fra Deputato e collaboratore parlamentare, tenuto conto delle esigenze di bilancio della Camera dei deputati e avvalendosi delle soluzioni individuate dai principali paesi europei e dal Parlamento Europeo;
a creare una voce di bilancio vincolata e riservata esclusivamente a quei parlamentari che scelgono di avvalersi di collaboratori parlamentari;
al fine di aumentare il livello di trasparenza, ad assumere le opportune iniziative affinché i dati relativi ai collaboratori parlamentari, al tipo di contratto e agli emolumenti lordi e netti corrisposti siano pubblicati nel sito internet della Camera.
9/Doc. VIII, n.2/83.Mannino, Luigi Di Maio, Fraccaro, Villarosa, Nuti.