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martedì 26 novembre 2013

Reato di negazionismo, l'incredibile ipocrisia dei partiti



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Sulla decisione assunta ieri in Commissione Giustizia di portare in aula la votazione sul reato di negazionismo l'ipocrisia da parte delle forze politiche di maggioranza è emersa come poche altre volte dall'inizio di questa legislatura.
Ecco come sono andate veramente le cose.

Lo scorso 16 Ottobre alle ore 14.00 la Commissione Giustizia del Senato era stata convocata per la discussione delle "unioni di fatto" e soprattutto di una norma fondamentale per la lotta alla mafia dei prossimi anni, l'art 416 ter,norma importantissima che dovrebbe consentire di far luce sul rapporto politico-mafioso, andando a definire nuove ipotesi di reato tipiche dell'intreccio mafia-politica.
Questa norma è tanto urgente quanto importante. Basti pensare al recentissimo scioglimento per infiltrazioni mafiose addirittura di un comune lombardo, Sedriano, sciolto per infiltrazione mafiosa a seguito di indicibili rapporti, appalti, promesse elettorali e scambi di voti.
Questa riunione della Commissione era stata poi sconvocata dal parte del presidente Nitto Palma in quanto sarebbe andata a sormontarsi con l'altrettanto e perfino più importante seduta d'aula al Senato, dove in quelle stesse ore era in corso il braccio di ferro tra chi (M5S) si batteva contro l'assalto alla nostra costituzione e chi (PD-PDL) sta facendo di tutto per stravolgere l'art. 138 ed affidare ad un improbabile comitato di 42 parlamentari il potere di riscrivere metà delle sue norme.
Sono mesi che la discussione sul 416 ter viene procrastinata in Commissione con le scuse più diverse: da ultimo l'inserimento arbitrario in ordine del giorno dei disegni di legge su amnistia e indulto che sembrano essere stati forgiati su misura per un solo cittadino. Ma questo è un altro discorso...
La sconvocazione della Commissione Giustizia era condivisibile e doverosa per l'importanza della battaglia in atto al Senato, rispetto alla quale neanche i membri della Commissione Giustizia si potevano sottrarre.
Ciò premesso, alle 13.39 abbiamo ricevuto la convocazione per una nuova seduta della Commissione Giustizia prevista alle 14.30 in sede deliberante e sovrapposta alla seduta d'aula, per licenziare il provvedimento sul negazionismo (approvato soltanto la sera prima in sede referente), e che avrebbe dovuto quindi approdare in aula naturalmente.
Ora, come Movimento 5 stelle abbiamo già dato due volte il nostro assenso a questo provvedimento: in fase di presentazione a Maggio è stato addirittura firmato praticamente da tutto il nostro gruppo. In sede referente in Commissione Giustizia poi, solo il giorno prima, avevamo votato ancora una volta a favore, con l'orgoglio di chi rivendica con forza la propria anima dichiaratamente antifascista e nella consapevolezza che un più ampio dibattito in aula avrebbe dato solennità al provvedimento stesso, che prima di essere una norma giuridica è un richiamo forte a non dimenticare.

Certo, trattandosi di una questione rilevante e delicata, avremmo preferito il passaggio in aula anche per valutare eventuali ulteriori emendamenti, peraltro già annunciati da esponenti politici di vari gruppi presenti in Commissione.
Offuscando la battaglia parlamentare in corso, e procrastinando altre questioni come quella importante sul 416 ter, ci è stato dunque chiesto di votare in sede deliberante, con 50 minuti di preavviso, se licenziare questo provvedimento, con la sola giustificazione della rilevanza mediatica, dovuta alla giornata di particolare commemorazione.
Dopo breve discussione, considerato il tempo a disposizione, abbiamo optato per chiedere di portare in aula questo provvedimento - come già stabilito precedentemente - e quindi di non accondiscendere a licenziarlo frettolosamente. Per questo siamo stati accusati di tutto, perfino di xenofobia. Cioè saremmo xenofobi perché abbiamo chiesto di portare il dibattito in aula, ritardando di qualche giorno la votazione.
Rispediamo al mittente le accuse. Utilizzando la stessa logica bislacca utilizzata, ad esempio, da tale Daniele Ceva del PD, per similitudine dovremmo affermare che a causa dei continui rinvii nella discussione delle leggi antimafia e anticorruzione in Commissione Giustizia ad opera delle forze di maggioranza, potremmo legittimamente definire quanti si sono prodigati a procrastinare la discussione di questi importantissimi disegni di legge come mafiosi e corrotti! Ma noi non siamo come loro. Non diremo mai - per questo motivo - che sono mafiosi e corrotti. Al massimo lo sospettiamo solo un poco...