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martedì 15 ottobre 2013

Cecconi (M5S): “Letta fa il gioco delle tre carte. Ecco la nostra legge di stabilità…” @andreacecconi84


Cecconi (M5S): “Letta fa il gioco delle tre carte. Ecco la nostra legge di stabilità…”

andrea cecconi
“Cuneo fiscale e aliquote Iva: il governo sta facendo il gioco delle tre carte”. Riforme: “Vogliono svuotare il Parlamento; aberrante la riforma costituzionale della giustizia”. Va all’attacco Andrea Cecconi, deputato pentastellato, su due temi che accendono il dibattito fuori e dentro il Parlamento: Sulla legge di stabilità dice che “la montagna ha partorito il topolino” e a Intelligonews spiega perché.

Cuneo fiscale, dieci miliardi in tre anni secondo la bozza che gira: circa 250 euro in più in busta paga per chi ha redditi sotto i 55mila euro. Bastano?
«Vediamo se la bozza verrà confermata, mi auguro che non sia così perché se è vero che riducono il cuneo fiscale è altrettanto vero che distruggono il welfare di questo paese, vedi i tagli alla sanità. La riduzione del cuneo, peraltro necessaria, secondo noi non è sufficiente perché occorrerebbe fare di più per avere effetti davvero efficaci sul piano occupazione e della ripresa economica. Non lo diciamo noi, ma grandi economisti italiani e internazionali sollecitano di arrivare a una tassazione sul lavoro almeno pari a quella della media europea, se non ad abbassarla ulteriormente. Ha poco senso, inoltre, spalmarla in tre anni: va fatta subito e in modo più consistente».

Voi cosa proponete?
«Il governo prevede in bozza una diminuzione al 3,5 per cento, per noi va portata al 10 per cento. La montagna ha partorito il topolino. Non solo: pubblicizzare i 250mila euro all’anno in più in busta paga è un’operazione populista perché non è automatico che un imprenditore destini quei soldi ai lavoratori, può farlo ma può anche destinare le risorse che risparmia agli investimenti per aumentare la competitività della sua azienda e sul piano economico è legittimo. Noi proponiamo che nel taglio del cuneo sia comprese anche Irpef, Irap per le imprese in modo tale che da sostenere anche artigiani o liberi professionisti che non hanno dipendenti».

Incentivi alla ripresa: si parla di revisione dei contributi Inail per le imprese che assumono e rispettano i parametri di sicurezza. Qual è la sua valutazione?
«Sappiamo bene che il super-Inps che hanno creato è in difficoltà: si è messo insieme la previdenza con tutto il capitolo disoccupazione, invalidità, disabilità. Abbiamo sempre fatto un ragionamento calibrato sul reddito di cittadinanza proprio perché vediamo una stortura in questo sistema previdenziale. Occorre creare un sistema organico e ben coordinato, ma in un contesto di dignità uguale per tutti. Invece, il governo delle larghe intese – secondo quanto comincia a trapelare – sta pensando a qualche decreto su una nuova social card (non i quattro spiccioli di adesso ai cittadini), da sperimentare come prima fase nell’area del Mezzogiorno. Da indiscrezione dovrebbe dare qualcosa in più a chi ne ha bisogno, ma non siamo d’accordo perché è come tornare ai tempi del fascismo con la tessera del pane».

Iva: oltre all’aumento di un punto già attuato, c’è l’ipotesi di creare una quarta aliquota per alcuni beni ora al 4 e altri al 10 per cento. Lo considera un gioco delle tre carte?
«Certamente. Si stanno rendendo conto che con l’aumento dell’Iva dal 20 al 21 per cento, il gettito si è fortemente ridotto perché i cittadini non hanno più soldi da spendere. Meschinamente, cambieranno le aliquote Iva per cui alcuni prodotti che ora stanno al 4 per cento saliranno al 10 e saranno guarda caso quelli a più largo consumo; mentre altri con meno mercato dal 10 scenderanno al 4 per cento. Noi avevamo fatto un ragionamento sul quale sembrava ci fosse un’apertura da parte del ministro dell’economia ma così non è stato, proponendo che sui prodotti per l’infanzia come latte in polvere o pannolini, fosse applicato quanto c’è in Europa, ovvero Iva allo zero per cento. Il dato vero è che con la scusa della crisi di governo hanno aumentato l’imposta e penalizzato ulteriormente i cittadini».

Tagli alla sanità per oltre un miliardo. Con quali effetti secondo lei?
«Il parlamento ha appena votato la nota di aggiornamento del Def dove c’è la programmazione economica sulla sanità: attualmente le risorse sono pari al 7,1 per cento del Pil ma in quel documento è scritto che passerà al 6,7 per cento entro il 2017, che vuol dire diversi miliardi di euro. E ancora: nella bozza della legge di stabilità sono indicati 2,5 miliardi di ulteriori tagli. La Lorenzin ha fatto i pagnistei sulla stampa, Fassina ha detto che non sarà così, come pure Saccomanni. Noi non ci fidiamo e pensiamo che la sanità verrà ancora una volta penalizzata, se non sarà sul piano delle risorse avverrà su quello dei servizi ai cittadini. Il sistema sanitario nazionale è ridotto al collasso, i lavoratori operano in condizioni difficili e strutture carenti e tutti sappiamo che toccare la sanità significherebbe distruggere l’universalità del sistema sanitario. Il tutto per andare poi in prospettiva verso un sistema che chiamano mitigato e selettivo, ovvero entreranno le assicurazioni e alcuni servizi non saranno più per tutti».

Nuova battaglia solitaria in Parlamento?
«Non credo che saremo da soli. Soprattutto sulla sanità, la sensibilità di molti colleghi della maggioranza non rispecchia quella del governo. Non tanto nel Pdl che ha un approccio più liberista, quanto nel Pd e in Scelta Civica. Mi auguro si possa fare un buon lavoro senza mettere davanti le appartenenze politiche, bensì operando veramente dalla parte dei cittadini».

Riforme: il suo collega Di Battista ha definito uno “stupro alla Costituzione” la relazione in Aula del ministro Quagliariello sul lavoro dei saggi. Non le pare eccessivo? Anche per voi alcune parti della Costituzione non sono un tabù…
«Il ministro Quagliariello è venuto in Aula a illustrare la relazione dei saggi, alcuni dei quali finiti sotto inchiesta per concorsi truccati nelle università. Sulla prima parte dell’intervento, in particolare su abolizione delle Province, accorpamento dei piccoli Comuni, superamento del bicameralismo perfetto, taglio dei parlamentari siamo d’accordo, sono punti presenti nel nostro programma. Sulla seconda parte, è in atto un tentativo aberrante».

Quale?
«Il ministro ha parlato di presidenzialismo o semipresidenzialismo, corsie preferenziali attraverso le quali il governo può far passare i decreti penalizzando il ruolo dell’opposizione e del parlamento. Non solo, ma vogliono che il presidente sia espressione della maggioranza che governa. Non può essere così, non lo è negli Stati Uniti, in Francia, in Germania: si mortifica la democrazia. Ma la cosa aberrante – i saggi non lo dicono – è che si vuole introdurre la riforma costituzionale della giustizia. Non sta scritto da nessuna parte, per non parlare della revisione dell’articolo 138 della Carta: loro vogliono solo la strada spianata».