
Intervento in aula del 16 ottobre 2013.
Il testo dell’intervento:
Grazie Signor Presidente, Onorevoli Colleghi,
l’astensione collettiva dal lavoro dei dipendenti dell’INPS, promossa da tutte le sigle sindacali, prevista per il 18 ottobre è l’ennesima dimostrazione del fallimento di una politica di Governo che non ha intenzione di tutelare le classi sociali più disagiate che si ribellano, ancora una volta, avvalendosi dei mezzi democratici di contestazione, quali appunto lo sciopero, previsti dalla Carta Costituzionale.
L’occasione dello sciopero rappresenta, tuttavia, sempre motivo di tensione e disagio, sia perché può rappresentare un pretesto per organizzazioni delinquenziali che, approfittando della manifestazione, potrebbero infiltrarsi al solo scopo di creare disordini, sia perché il fermo globale dell’Istituto di Previdenza Sociale che, vorrei ricordare, ingloba anche gli ex enti INPDAP ed ENPALS, danneggia soprattutto i suoi numerosissimi utenti costituiti, principalmente, da cittadini che hanno più necessità di tutela, come, ad esempio, gli anziani e i disoccupati.
I lavoratori dell’ente previdenziale protestano contro i tagli al bilancio imposti all’INPS dalla legge di stabilità 2013 e in particolare contro la richiesta del MEF di tagliare le retribuzioni di 300 euro mensili.
Il taglio è previsto sull’indennità di produttività, che è parte integrante del salario dei dipendenti INPS. Decurtare 300 euro su uno stipendio medio di poco oltre i 1000 euro è una misura che metterebbe a rischio povertà tante famiglie già tartassate dall’aumento del costo della vita. Inoltre i dipendenti INPS hanno già dato il loro contributo a questa crisi. Dal 2009, infatti, c’è il blocco dei contratti che si confermerà, probabilmente, fino al 2014.
Vorrei, quindi, ricordare al Ministro Saccomanni che i dipendenti pubblici non posso essere trattati come Bancomat quando i veri tagli si possono fare altrove!!!
La norma della Legge di stabilità 2013 lascia ampio margine all’amministrazione per il reperimento delle risorse richieste, prevedendo, tra l’altro, l’eventualità di fare ricorso ad eventuali maggiori entrate derivanti da accordi di sponsorizzazione con soggetti privati. Il ricorso al taglio delle risorse è previsto dall’art. 1 comma 110 della Legge 228/2012, solo qualora non si raggiungano i risparmi richiesti attraverso interventi individuati dagli enti nella propria autonomia.
In virtù di tale prerogativa infatti, l’INPS, mi risulta, avrebbe individuato, in alternativa, la misura di decurtazione dei fondi per l’erogazione di prestiti e mutui.
Spero, quindi, che si possa scongiurare uno sciopero grazie ad un intervento tempestivo che dimostri maggior buon senso nello scegliere una strada alternativa al taglio degli stipendi.
Il video dell’intervento: